19 giugno 2009

Poteri Umani

Per gli antichi greci la condizione di Omero era sacra: la sua cecità era considerata un dono introspettivo fuori dal comune, portatore di una coscienza umana superiore.

Quando nell’estate 2007 la IAAF pose il problema di una possibile squalificazione a vita di Oscar Pistorius provai un disagio che non riuscivo bene a spiegarmi. Disabile super-abile, curioso paradosso.

Dopo aver visto l’intervento di Aimee Mullins al TED, letto il suo articolo e quello su Hugh Herr su Wired, ho capito chiaramente che la squalifica di Pistorius sarebbe stata una negazione di ciò che l’umanità ha sviluppato nel tempo, la negazione del significato di umano come essere adattabile e culturale.



Nel post sulla sinestesia ho parlato di musicisti che trascendono il loro corpo attraverso l’uso della tecnologia. Forse avrei dovuto dire che reinventano il loro corpo? Si, perché suonare come un Monkey Drummer, più che superare i propri limiti fisici, significa reinventare virtualmente il proprio corpo attraverso l’uso dell’immaginazione artistica.
L’invenzione di uno strumento musicale qualunque è una riformulazione, un potenziamento del corpo umano: attraverso uno strumento musicale, il corpo può agire in modi inconsueti e diversi. Le nuove tecnologie hanno potenziato ulteriormente tale possibilità. Questo impulso creativo e tecnico, è prodotto dalla necessità di adattamento alle condizioni di vita e alimentato da una carica emotiva, poetica e creativa.

L’attitudine a reinventare la natura è una peculiarità umana. Una corrente definizione di umano deve contemplare la tendenza degli umani a reinventare il proprio modo di essere e il proprio ambiente. In questa ottica dobbiamo necessariamente rivedere i significati di parole come natura, artificio, umano, corpo e non in ultimo disabile.

Hugh Herr ha perso le gambe in un incidente. In conseguenza la sua creatività e il suo spirito di adattamento lo hanno portato a fare un lavoro eccellente sulle protesi al Media Lab.



Ho sempre considerato gli strumenti che uso nel mio lavoro e nella vita quotidiana come estensioni del mio corpo, e in fin dei conti protesi. Considero le mie protesi come parti della mia natura di umano. Quanti di voi non si sentirebbero menomati se privati di computer e cellulare? Questi dispositivi sono protesi della nostra mente, estensioni di memoria, processori di supporto al pensiero e alla comunicazione.

Un umano nudo è un disabile? Forse è incompleto, dato che viviamo in simbiosi con le nostre estensioni artificiali: ci vestiamo non solo di abiti, ma di macchine che ci rendono la vita migliore.

Aimee Mullins fa notare che uno svantaggio può essere un’occasione, in questi tempi di crisi non credo siano in tanti a non voler cogliere la portata di un simile pensiero.
Aimee Mullins non è un’icona della diversità, e non è un cyborg, e se lo fosse lo siamo tutti. Aimee Mullins è una manifestazione brillante dell’intelligenza adattativa, è l’icona della varietà umana che si manifesta in nuovi modi di usare il corpo.

La civiltà contemporanea ha sviluppato strumenti che offrono meravigliose occasioni di conoscenza e grandi opportunità di emancipazione, in queste condizioni le varietà espresse dalle diversità sono risorse enormi per lo sviluppo culturale umano.

Con il suo modo di essere Aimee Mullins rende vividamente esplicite certe tipicità umane che non sono ben chiare nell'immaginario collettivo, nel suo articolo su Wired, accenna alla necessità di rivedere il significato della parola disabile, e dice che non è solo una questione semantica.
Questo è uno dei casi in cui questo tempo ci mette nelle condizioni di riformulare le nostre idee sull'identità e la natura umana.

Oltre che per il modo di usare il corpo, le persone citate in questo articolo si distinguono per il loro modo di usare la mente e le emozioni, Hugh Herr>, Aimee Mullins e Oscar Pistorius, con la loro entusiasmante presenza ci invitano a riformulare ancora una volta una vecchia domanda: che significa essere umani?
La questione non riguarda alcune persone e i loro modi di essere, si tratta di qualcosa che ci coinvolge tutti, è una questione di identità.


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